Enotria Tellus: un’azienda vitivinicola che cresce, a San Polo di Piave

Enotria Tellus
(Credit: Enotria Tellus)

Enotria Tellus è un’azienda vitivinicola di San Polo di Piave, in Provincia di Treviso. Che cos’ha di speciale? Tutto. In una terra di vini e vigneti, la storia di Enotria Tellus è fatta di scelte coraggiose, passione e semplicità. Raccontarla è un viaggio dove ogni parola è ricca come un sorso di buon vino.

Come nasce Enotria Tellus

Fabio ha quattordici anni: è il suo primo giorno alla scuola enologica Cerletti di Conegliano e lui è teso e spaesato. Le espressioni dei suoi compagni tradiscono lo stesso stato d’animo: molti sono stati mandati lì dai genitori, produttori di vino della zona, e non sanno bene cosa aspettarsi.

Passano poche ore e il senso di disagio scompare: Fabio intuisce fin dal primo giorno che quella scuola fa per lui. Nasce un gruppo affiatato, che lo accompagna fino al diploma. Fabio prosegue gli studi all’Università di Udine, poi inizia a viaggiare. Passa sei mesi in California e trascorre un periodo in Toscana: un’esperienza faticosa, che però gli permette di imparare moltissimo sui vini rossi e sul loro affinamento in legno. “È stata dura, ma lo rifarei subito”, racconta.

Nel 2016 inizia a gestire i vigneti di suo padre e di suo nonno. Costruisce anche la cantina, ristrutturando un rustico che un tempo veniva utilizzato come stalla.

I vigneti (Credit: Enotria Tellus)

Prima del suo arrivo, l’azienda produceva uva destinata alle cantine della zona, che la trasformavano. Anche Fabio inizia così, con l’obiettivo di cominciare a pagare gli investimenti fatti vendendo vino sfuso all’ingrosso. È già un piccolo sogno, per lui. Però… però è un peccato, ecco. Il prodotto è valido, e lui vorrebbe applicare tutti i segreti imparati in anni di studio ed esperienza sul campo.

Con lui c’è Anissa, la sua compagna: ingegnere industriale, Anissa lavora al vicino Oleificio Medio Piave. Quando l’oleificio si trasferisce a Milano, lei resta a San Polo e affianca Fabio in azienda. Nel 2016 i due ragazzi decidono di produrre le loro prime bottiglie: nasce così il vino “dei papaveri gialli” di Enotria Tellus, “La terra del vino”.

I vini di Enotria Tellus

La scelta cade su un Prosecco extra dry: un prodotto di largo consumo, più facile da collocare sul mercato rispetto ad altri. Fabio e Anissa lo presentano ad alcuni concorsi, ottenendo buoni riscontri: “Una conferma che eravamo sulla strada giusta”, raccontano. L’anno successivo, è la volta di un Prosecco Brut millesimato che si distingue subito per la sua qualità a livello internazionale: i due ragazzi iniziano a partecipare alle fiere di settore e si fanno notare, malgrado la loro produzione sia limitata.

Il Prosecco di Enotria Tellus (Credit: Enotria Tellus)

Per produrre il Prosecco, però, è necessario seguire il rigido disciplinare di produzione: un copione già scritto e collaudato. Fabio invece vuole sperimentare, e decide di creare un nuovo vino, partendo dalle uve Pinot Grigio già presenti nel vigneto di famiglia. Nasce così Viajo, uno spumante a dosaggio zero con bassissimo residuo zuccherino: un vino difficile da produrre, ma unico. Viajo vuol dire viaggio, nel dialetto delle nostre zone: è l’inizio del cammino di Enotria Tellus alla ricerca della propria identità.

La tappa successiva è Balikwas, un vino bianco frizzante adatto all’aperitivo. Balikwas è una delle dieci parole più belle al mondo. In lingua indonesiana, vuol dire qualcosa di simile a “Salta il muro delle abitudini e lasciati sorprendere”: la sensazione di chi cambia prospettiva e scopre che al di là della propria zona di comfort ci sono esperienze bellissime. Balikwas è così: un vino che vuole sorprendere chi lo assaggia, una variazione sul tema del vino bianco frizzante.

L’asticella si alza ancora quando Fabio e Anissa iniziano un appassionato percorso di ricerca sui vini rossi. Qualche anno prima, quando in zona tutti piantano Glera, Fabio decide di andare controcorrente e di piantare Merlot. Una scelta azzardata, che però nel 2018 porta alla produzione di Ars et Ingenium e Piradobis, i primi vini rossi di Enotria Tellus.

Con Ars et Ingenium Fabio mette a frutto ciò che ha imparato in Toscana: è un vino prodotto con l’85% di Merlot e il 15% di Raboso Piave, vino per eccellenza del territorio, in parte anche passito. Viene affinato in botti di rovere per un anno ed esprime tutta la tecnica e l’esperienza delle lavorazioni: a regola d’arte, appunto.

Gli orci di terracotta dove matura Piradobis

Per Piradobis la percentuale di Merlot arriva all’89%, in questo caso affiancato in percentuale variabile da Raboso Piave e passito di Raboso. L’uva, una volta raccolta, viene fatta surmaturare in fruttaio, per concentrare tutte le sostanze che contiene, poi fermenta sulle bucce in orci di terracotta, per cento giorni.

Successivamente viene diraspata e pressata e il vino così ottenuto riprende l’affinamento negli orci per altri 180 giorni. Fabio mi spiega che la terracotta, diversamente dal legno, non cede sostanze al vino: in questo modo il prodotto che si ottiene è la fotocopia esatta del terreno che l’ha generato. Una sorta di autografo, per Enotria Tellus: il marchio di unicità della sua terra.

Lezioni di etichetta

La storia di Enotria Tellus e dei suoi vini è così affascinante che potrei anche fermarmi qui, sicura che i racconti di Fabio vi hanno già conquistati. E invece no, perché manca un capitolo importante, senza il quale Enotria Tellus non sarebbe la stessa.

Il vino è racconto ed emozione. Parlare di un vino e della sua storia vuol dire trasmettere la passione della ricerca, l’arte antica e moderna della vinificazione e il significato di scelte coraggiose maturate a lungo. Per questo, Anissa racconta i vini di Enotria Tellus con parole e immagini, come un pittore che descrive la sua tela.

È lei a disegnare le etichette delle bottiglie: piccole opere d’arte che sintetizzano in pochi centimetri quadrati l’intero percorso che va dalla coltivazione alla lavorazione, per arrivare al vino. Sull’etichetta di Balikwas, per esempio, campeggia un muro di mattoni dietro al quale sono schierati sei papaveri rossi in divisa. Avete presente “The Wall”, il film di Alan Parker ispirato all’album dei Pink Floyd? Ecco, qualcosa del genere. Dall’altra parte del muro, invece, una coppia di papaveri gialli si gode la campagna, lui appoggiato ad un albero con un calice di vino in mano, lei in volo su un’altalena: un invito a scavalcare la barriera delle consuetudini e a scoprire le sorprese che ci aspettano dall’altra parte.

Studio per l’etichetta di Balikwas (Credit: Enotria Tellus)

Il nome Piradobis, invece, è la traslitterazione della parola georgiana პირადობის, che significa identità: un omaggio lessicale alla terra di origine della viticoltura. Perché “identità”? Perché la composizione del vino rispecchia le scelte enologiche di Fabio e Anissa e la loro personalità: “Il vino è fatto dalle mani ci chi lo produce”, spiegano. All’identità del territorio si rifà la volontà di rendere il vino immagine fedele della terra da cui proviene. La parola identità, infine, esprime il tentativo di riconciliare in modo armonico elementi differenti, come nella più elegante delle formule, l’identità di Eulero. Per questo, Anissa regala a Piradobis un’etichetta in cui affianca un corsivo moderno e netto all’eleganza degli studi matematici, raffigurati da curve armoniche e diagrammi.

Vi sembra pretenzioso? Magari un po’da fighetti? Nulla di più lontano dal modo di essere di Fabio e Anissa: è la forma che rende giustizia alla sostanza, l’arte grafica che racconta e valorizza le diciotto ore di lavoro al giorno durante la vendemmia o la trepidazione di chi solleva il coperchio di un orcio in terracotta per scoprire se il suo azzardo ha dato buoni frutti, sapendo di giocarsi un’annata di produzione.

Ad ognuno il suo viaggio

La crescita di Enotria Tellus passa anche per il rispetto dell’ambiente: l’azienda, infatti, è certificata secondo il Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata (SQNPI). Si tratta di un sistema che utilizza tecniche e mezzi produttivi sostenibili per la difesa delle colture, per ridurre al minimo l’uso di sostanze chimiche e preservare la biodiversità.

Fabio scende nei dettagli: sfalcio a file alterne, razionalizzazione dell’irrigazione, protezione agli insetti attraverso i loro antagonisti naturali. Ascoltandolo, capisci che non sta parlando “a te”, ma “per te”: come se calibrasse le sue parole a misura di interlocutore, scegliendo con cura gli argomenti e il modo di presentarli.

(Credit: Enotria Tellus)

È un racconto confezionato su misura, dove la conversazione improvvisata poggia su basi solide, come nella commedia dell’arte: tecnica e passione, studio e versatilità.

Non vi ho raccontato come sono i vini di Enotria Tellus, direte. Non l’ho fatto di proposito, perché il mio parere non renderebbe piena giustizia alla storia di Fabio e Anissa. Per questo vi dico: andateli a trovare. Passate un po’di tempo a chiacchierare con loro e dopo – solo dopo – assaggiate qualcuna delle loro bottiglie: non ve ne pentirete.

Link utili:

Indirizzo: Viale della Rimembranza 4, 31020 – San Polo di Piave (TV)

Sito web: https://www.enotriatellus.it/

Shop online: https://www.shopenotriatellus.it/it/

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